Racconto “Una sorpresa per James”

Racconto “Una sorpresa per James”

Nota racconto writober

Buonasera. E anche questa volta sono riuscita a pubblicare qualcosa. Ho pensato di provare con il writober per una volta ma fino adesso ho saltato un paio di giorni. Oggi ho preso due piccioni con una fava: il sesto giorno dell’writober e uno dei prompt per la sfida #hellooctoberchallenge del gruppo better than Canon. Ho messo assieme “ghiaccio” dell’writober e “il freddo autunnale” in un altro momento della vita di James e Lily. Sto iniziando ad affezionarmi a loro come personaggi, lo ammetto.

Faccio il riassunto delle puntate precedenti (neanche fosse la serie tv dell’anno):
Crisi di una notte di inizio estate con Jack che va fuori di testa per il primo appuntamento della figlia.
Crisi in una notte di inizio autunno che accade circa dieci anni dopo il primo appuntamento.
Un sogno di appuntamento dove Lily prova ad uscire con Finn ma il risultato è un disastro.
Un altro appuntamento da sogno dove Lily dà una seconda opportunità a Finn.
Il ballo di Natale dove James fa una sorpresa a Lily.
Questo è un appuntamento vero dove James cerca di mostrare a Lily cosa sia un appuntamento secondo le sue regole.

Trama

Lily decide di fare una sorpresa a James, andando da lui senza avvisarlo. Tuttavia non sarà l’unica cosa che sorprenderà James lasciandolo a bocca aperta.

Una sorpresa per James

racconto writober

La pioggia scendeva incessantemente sopra la città e non accennava a fermarsi. Da quando era atterrata, Lily non aveva visto altro che gocce pesanti che si schiantavano sulle finestre dell’aeroporto, sulle strade, sui finestrini e sul tetto del taxi. Era la prima volta che andava in quella città, anche se James ormai lavorava là da un anno. Si erano sempre visti quando lei tornava per le vacanze durante il suo primo anno di college. Durante l’estate però James aveva lavorato quindi non si vedevano da qualche mese. Lily decise di fargli una sorpresa, così aveva prenotato un aereo e aveva fatto la valigia nonostante le paranoie di suo padre. Alla fine l’aveva persino accompagnata in aeroporto, nonostante tutto voleva che lei fosse felice e la appoggiava sempre.

Quando il taxi si fermò, pagò per la corsa, tirò su il cappuccio e corse verso la porta del palazzo. Non gli aveva detto nulla e sperava di trovarlo a casa.

«Sì?»
«Servizio in camera.» Lily voleva prendere il muro a testate per quella frase poco intelligente, tuttavia era la prima cosa che le era passata per la testa. Stava ancora lavorando sulle battute e sull’umorismo.
«Lily? Sei tu?»
«Se non apri, mi avrai sulla coscienza visto che mi sto inzuppando davanti alla porta del tuo palazzo. Posso salire?» Stava iniziando a tremare, non si aspettava un freddo autunnale così forte. A tratti sembrava dicembre e non metà ottobre.

Quando uscì dall’ascensore si ritrovò James davanti, con la porta aperta. Indossava un paio di jeans e una camicia, sembrava pronto per un appuntamento.

«Stai andando via? Cavoli, non ho pensato di avvisarti perché volevo farti una sorpresa, ma tu potevi non essere nemmeno a casa o magari devi andare via e io invece sono qua a disturbare. Potevi anche essere impegnato con una ragazza e io avrei fatto la figura della bambina che si mette in mezzo a caso.»

«Fiore, respira. Fermati e lasciami parlare prima che tu vada in apnea.» Si avvicinò a lei e la strinse in un abbraccio mozzafiato. «È una bellissima sorpresa, non mi disturbi, non lo fai mai principessa. E non c’è nessuna ragazza, mi basti tu. Vieni dentro, devi cambiarti altrimenti ti prenderai qualcosa.»

Con una mano prese la valigia e con l’altra la mano di lei, ed entrò in casa sbattendo la porta.

«Prima o poi troverai una ragazza, non puoi farmi da babysitter per sempre.» Alzò gli occhi al cielo e si tolse il giubbotto. Era completamente bagnato. Non aveva previsto quel diluvio e non si era portata dietro vestiti troppo pesanti, in fondo doveva stare lì solo per il fine settimana.

«Fiore, sei troppo grande per aver bisogno di un babysitter. E poi io ti porto sulla cattiva strada, quindi in ogni caso non potrei farlo.» Le accarezzò il viso guardandola per un istante come se non la vedesse da anni. «Dovresti cambiarti altrimenti rischi d farti venire la febbre e io non sono bravo come infermiere.»

«Se mi fai vedere dove è il bagno, vado di corsa.» Lui le indicò una porta a destra e lei corse con la valigia. Dopo alcuni minuti uscì con indosso un paio di leggings e una maglia troppo leggera per quelle temperature. Aveva i capelli ancora bagnati, raccolti in una crocchia disordinata.

«Principessa, non puoi girare così. Ti congelerai. Il freddo autunnale da queste parti è serio, non è come sulla costa. Ti do una mia felpa, altrimenti ti avrò sulla coscienza davvero.» Sparì per un minuto e tornò indietro con una felpa. Senza dire nulla, gliela infilò e poi la guardò praticamente sparire. Era alta, ma decisamente magra in confronto a lui e la felpa sembrava un vestito un po’ informe.

«Poco elegante, ma ti terrà caldo sicuramente. Adesso ti farò fare il giro dell’appartamento e poi mi racconterai come hai fatto ad arrivare qui.»

«Prendendo un aereo e poi un taxi. Non potevo guidare per così tante ore.» Rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo e infatti lo era, ma James non intendeva di certo chiederle quello. Accennò un sorriso e poi si fermò.

«Fiore, non intendevo in senso letterale stretto. Voglio che mi racconti come hai avuto l’idea, come l’hai messa in pratica e perché. Sai che voglio sempre tutti i dettagli quando si tratta di te.» Le diede un bacio sulla testa e poi riprese. «La mia dimora credo sia tutta concentrata in questo spazio. A destra c’è il bagno che hai già visto, accanto c’è il bagno, questo che vedi è il soggiorno e a destra c’è la stanza da letto e un terrazzo. Piccolo, ma sufficiente per me.»

«È a tua misura direi. Hai tutto il necessario e finalmente sei indipendente. Sono orgogliosa di te che hai accettato questo lavoro e che stai portando a termine gli studi.» Gli gettò le braccia attorno al collo e si appese. Lei era alta per una ragazza, ma lui aveva comunque quasi quindici centimetri in più.

«Grazie fiore, non sai quanto significano per me le tue parole.»

Parlarono per alcuni minuti degli esami che lui aveva ancora da fare e degli ultimi lavori di cui si era occupato, mentre stavano comodi sul divano. Lily si trovava in quel appartamento per la prima volta, eppure si sentiva come a casa. Si era messa sul divano stringendo un cuscino mentre chiacchieravano. Era un’abitudine che aveva preso tanti anni prima quando non riusciva a parlare in pubblico e nemmeno con gli altri. Così James le aveva regalato un braccialetto con il quale tenere le mani impegnate mentre parlava, in quel modo non avrebbe gesticolato e non si sarebbe fatta prendere dall’ansia. Con il tempo era migliorata, tuttavia il braccialetto continuava a tenerlo con sé così come spesso teneva qualcosa in mano mentre parlava. Alcune abitudini erano difficili da cambiare.

«Tu dovevi andare via quando sono arrivata? Mi sono messa a parlare e non ti ho nemmeno chiesto se avessi già impegni. Che sbadata.»

«Ero appena arrivato, oggi sono libero e direi che fino a domenica sera sono tutto tuo. Puoi fare quello che vuoi di me.» Le fece l’occhiolino mentre si sistemò sul divano portandosi i suoi piedi nel grembo e iniziando a massaggiarli.

«Potrei prenderti sul serio davvero, attento a quello che dici.»

«Principessa, sono ai tuoi servizi. Ordiniamo giapponese, guardiamo qualcosa su netflix al calduccio oppure vuoi uscire con questo tempo?»

«Sono asociale James, sai già la risposta.» Risero entrambi. Lily aveva lavorato nel corso degli anni al suo modo di porsi con gli altri e a socializzare, tuttavia non gli veniva ancora facile.

«Ottimo. Nel frattempo se vuoi qualcosa da bere, trovi roba in frigo. Io vado a farmi una doccia e poi pomeriggio e serata film.»

Lily si alzò dal divano e andò in cucina. Sbirciò un po’ tra gli scaffali e scosse la testa diverse volte. Trovò poche cose commestibili, James probabilmente non aveva tempo per cucinare quindi oltre al caffè e ai suoi cereali preferiti non c’era molto altro. Aprì il frigo e lo richiuse dopo poco, era vuoto se non si contava una bottiglia di succo aperta chissà quando. Fu il turno del piccolo congelatore dentro il quale trovò solo dei cubetti di ghiaccio.

«Dubito tu possa trovare qualcosa di utile lì, non faccio la spesa da un po’ visto che sono stato via per lavoro.» James entrò in cucina con i capelli ancora bagnati, mentre si infilava una maglia a maniche corte. Poteva essere anche inverno, lui in casa girava sempre scalzo e con le maniche corte. Era una stufa e Lily adorava stare accanto a lui soprattutto con quel tempo.

«Ghiaccio Weston? Hai praticamente solo del succo di pesca e dei cubetti di ghiaccio. Di cosa ti nutri?»

«Ehi Anderson, non giudicare. Dobbiamo pur dare lavoro a chi fa le consegne a domicilio, no?»

«Visto che frigo, dispensa e scaffali sono vuoti, direi che dai un sacco di lavoro a chi porta cibo da asporto.» Alzò gli occhi al cielo e chiuse l’ennesima porta della dispensa che non mostrava nulla se non alcune tazze e un paio di piatti.

«C’è il succo e il ghiaccio, potrei fare un cocktail analcolico. Vuoi provare?» Incrociò le braccia sul petto e si appoggiò allo stipite della porta mentre le parlava.

«Fa freddo, rischio di morire congelata solo al pensiero.» Alzò gli occhi al cielo e rassegnata prese i vari volantini per decidere cosa ordinare per cena. «Dirò a papà che hai tentato di uccidermi con del ghiaccio.»

«Fiore, se avessi troppo freddo, ti riscalderei io personalmente. E non scherzare con tuo padre, che Jack mi ha già messo sulla lista nera diversi anni fa. Sta solo aspettando il momento giusto.» Tirò fuori il telefono dalla tasca e aprì una nota per scriversi l’ordine. Aveva una buona memoria, ma solo quando qualcosa gli interessava davvero. Ricordava tutti i progetti ai quali aveva lavorato, le misure di ogni pezzo di motore che aveva disegnato, ricordava i compleanni delle persone importanti per lui, i pochi libri che gli erano davvero rimasti dentro e poi ricordava tutto di Lily.

Non era solo il compleanno o le cose più salienti, ma ogni cosa che girava attorno a lei: l’allergia, i suoi fiori preferiti, il colore, il cibo che amava, ciò che detestava, sapeva persino il numero di scarpe e la taglia delle maglie e dei pantaloni. Anche se era meglio non rivelarlo a nessuno, soprattutto a Jack perché altrimenti rischiava di trovarsi senza occhi per averla guardata con così tanta attenzione da sapere quei dettagli sui suoi vestiti.

«Mentre eri in bagno ho portato la coperta e ho preparato la postazione del divano.» Si buttò sopra e tirò le gambe su, coprendosi subito per riscaldarsi.
«Stasera ti darò una coperta in più perché temo che quella che c’è sul letto sia poco per te.»
«Ci sarai tu a riscaldarmi, non mi serve altro.»
«Fiore, mi stai dicendo che devo dormire con te?» Sgranò gli occhi e la fissò per alcuni istanti senza nemmeno battere le ciglia.

«Certo, hai un solo letto e non vedo problemi. Hai detto che non hai una ragazza, quindi non rischio di essere uccisa da una pazza gelosa.» Rispose con tale naturalezza che James rimase a bocca aperta. Mentre Lily accendeva la tv e apriva netflix, lui continuò a fissarla imbambolato. Si era addormentato una volta sul divano a casa Anderson con lei accanto, tuttavia quando si era svegliato l’aveva portata nella sua stanza mentre lui era andato in quella degli ospiti. Lily invece lo aveva dato per scontato, come se fosse la cosa più normale del mondo. Prese un respiro profondo e si avvicinò a lei, sapendo già che sarebbe stato molto difficile prendere sonno quella notte.
La strinse vicino a lui e decise di vivere il momento, così come veniva e senza complicarsi la vita troppo.

Informazioni racconto writober

Il racconto è breve e non presenta un evento importante con conseguenze di grande portata, tuttavia offre alcuni pezzi del puzzle in più sulla vita dei due personaggi. Visto che le sfide sono particolari e il tempo è poco, ho deciso di usare gli stessi personaggi cercando comunque di mantenere una certa coerenza.
Per chi non lo sapesse, lo writober è una sfida di scrittura che prevede una consegna per giorno, dal primo ottobre al trentuno. Bisogna scrivere un racconto al giorno, per tenersi allenati nella scrittura.
Vista l’ora della pubblicazione, chiedo scusa per eventuali orrori. Se me li segnalate, sarò felicissima di correggere.

Disclaimer & copyright

Il contenuto del racconto pubblicato sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941, qualsiasi riproduzione anche parziale senza autorizzazione è vietata. Questa breve storia è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.

One comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


error: Content is protected !!