Narratori di storie “Ci vuole pazienza”

Narratori di storie “Ci vuole pazienza”

Nota

Anche oggi diamo il benvenuto a Vivien E. in questo spazio per il suo racconto della sfida Narratori di storie per il mese di settembre. Vi auguro buona lettura e do la parola a lei così che possa raccontarvi la sua storia.

Informazioni

Dopo aver riscontrato una calorosa accoglienza per il mio primo racconto, ho deciso di rituffarmi in questa piacevole avventura letteraria. Questo mese mi sono capitate come caratteristiche la speranza, la pazienza e la rabbia. Inoltre, la consegna comprendeva “Un prato, con dei fiori e alberi come in una favola”.

In aggiunta anche l’imprevisto “Giallo è la risposta a tutto”.

Non è stato facile mescolare questi ingredienti, ma spero che il risultato vi piaccia. Ringrazio ancora chi mi ha dato la possibilità di riattivare la passione per la scrittura, sopita da molto tempo!

Vi lascio a un racconto completamente diverso dal precedente, con la promessa di farvi comunque ritrovare in futuro Marta e Lorenzo (ma non vi anticipo niente!).

CI VUOLE PAZIENZA

Autore: Vivien E.

Foto di bertvthul da Pixabay

«Ci vuole pazienza. Bisogna aspettare il momento giusto e all’improvviso l’ispirazione arriva…»

“Almeno spero…” pensò Camilla firmando un’altra copia del suo libro e rispondendo ad una delle sue lettrici.

La presentazione era stata breve e all’interno della libreria il suo pubblico si stava riducendo gradualmente. Si era affermata due anni prima con una raccolta di racconti e poi con il romanzo che ancora presentava in giro per l’Italia dovunque il suo editore decidesse di spedirla. L’unico problema era che il libro faceva parte di una saga e lei non scriveva nulla da un anno né aveva idea di come continuare la storia.

«Quindi pensa di concludere a breve il secondo capitolo di questa serie?» le domandò l’ultima donna in fila porgendole la copia da autografare.

«Certo! Gli ultimi ritocchi e sarà in libreria!» mentì, sentendosi subito in colpa.

Per Camilla il successo era stato improvviso e lei ci si era crogiolata, prendendosi una pausa dai mille lavori precari che era costretta a fare per sopravvivere. Ma ora che l’ispirazione l’aveva abbandonata, si chiedeva se fosse stato tutto un sogno. La realtà l’avrebbe svegliata di sicuro con un sonoro ceffone, se fosse proseguita quella mancanza d’idee.

Terminata la firma degli autografi, si alzò, raccolse le sue cose ed affrontò il suo editore che l’aspettava all’uscita.

«Ce n’è uno dei tuoi fan che non ti abbia chiesto quando scriverai il seguito di quella accidenti di saga?!» la aggredì immediatamente.

«No…» rispose lei abbassando gli occhi.

«Non posso aspettare in eterno! Ho investito molte risorse su di te, si può sapere cosa ti è successo?»

«Pensavo fossi una miniera di storie, la scrittrice di punta della collana di romanzi storico» romantici ed ecco l’ennesimo buco nell’acqua! – sbuffò l’uomo di mezza età, sempre vestito elegante ed impeccabile come un modello.

Camilla si raccolse i ricci capelli castani e non replicò nulla. Cacciò indietro le lacrime che affioravano nei suoi occhi ambrati e cercò le chiavi dell’auto, una vecchia Seicento azzurra. Si avviò nella direzione del parcheggio come un automa. Prima di aprire la vettura, si voltò verso il suo interlocutore, dicendo:

«Ho già in mente tutto, devo solo definire i dettagli! Mi dia un mese e avrà il secondo libro con l’anteprima del terzo…»

«Davvero?! In un mese quello che non hai scritto in un anno?!» la scrutò scettico l’uomo.

«Certo! Lo posso assicurare.»

La povera ragazza non sapeva come le fossero uscite quelle parole… In un mese?! Un libro intero?! Non aveva nemmeno idea di cosa scrivere!!

Facendo finta di nulla salutò l’editore e salì in macchina. La pazienza era stata sempre una sua virtù, ma ora l’assalì una rabbia profonda verso sé stessa. Come aveva potuto fare un’affermazione del genere?

Mentre guidava pensando a come trovare una soluzione al suo problema, non si accorse di aver imboccato una strada sconosciuta. Il paesaggio diventava sempre meno cittadino e si apriva verso la campagna. Quando si accorse dell’errore, era già molto oltre l’incrocio a cui aveva svoltato invece di proseguire sulla strada principale. Adocchiò uno spiazzo e spense il motore. Tirò fuori il telefono, ma si accorse che non c’era rete. In preda alla rabbia, raccolse la borsetta, vi buttò il cellulare e scese dall’auto.

Il paesaggio era nuovo per lei, ma pensò di non averci mai fatto caso. In effetti, conosceva abbastanza i dintorni della cittadina e non si ricordava di essere mai passata da quella parte. Chiuse a chiave la macchina e decise di fare due passi lungo un sentiero che si snodava in mezzo ad un prato, con fiori ed alberi come in una favola.

“Almeno mi rilasso un po’ prima di tornare a casa davanti al computer che mi mostra una pagina bianca, da riempire con la prima cosa che mi capita in mente”.

Mossi i primi passi, la rabbia lasciò subito il posto ad una piacevole sensazione di pace.

Arrivò in prossimità di un gazebo bianco, come un piccolo padiglione vetrato nel mezzo del verde. Spinta da una forte curiosità, aprì la porta ed entrò. Come aveva potuto osservare attraverso i vetri, c’era un tavolino bianco con una tovaglia verde fissata ai lati e nel mezzo un vaso di fiori finti di tutte le tonalità.  

Mentre osservava la scena, si accorse all’improvviso di una poltroncina verde come la tovaglia, su cui era seduta una signora anziana dai capelli bianchi vaporosi e gli occhiali, che la osservava amabilmente da un po’.

Prima di rivolgerle la parola, la donna sorrise rivelando un volto luminoso.

«Ben arrivata! Vuoi un po’ di camomilla? Il caffè mi sembra fuori discussione, sei già abbastanza agitata.» Camilla sbiancò in volto. Come poteva sapere quella donna che sarebbe venuta in quel padiglione in mezzo al nulla? E chi era?

«Chiedo scusa, forse mi scambia per qualcun’altra…»

«No, mia cara Camilla. Ti stavo aspettando da un bel po’… Solo che tu eri sempre presa dalla tua ossessione di non riuscire a scrivere nulla e non potevi sentire la mia presenza.»

«Ma lei… come conosce il mio nome? Quale presenza?»

«Oh, noi artisti della penna ci conosciamo tutti. É da molto che ti seguo e che penso a come aiutarti. Quando ero in vita ho scritto molti romanzi ed ogni volta era sempre dura cominciare! Ai miei tempi non avevo nemmeno il computer! Hai bisogno solo di una spinta, in fondo, così ho pensato di portarti l’ispirazione.»

La ragazza cominciò a dubitare di essere sveglia. Stava parlando di scrittura con un fantasma, nel mezzo di un paesaggio verde e rilassante, in un antico padiglione. Forse erano i primi segni di follia da pagina bianca…

«E… secondo lei cosa dovrei fare?» chiese comunque Camilla, accettando la tazza fumante che le veniva offerta e accomodandosi su un’altra poltroncina verde poco distante.

«Giallo è la risposta a tutto.» affermò la sua interlocutrice, annuendo con la testa. «Quello che ti ci vuole ora è un mistero. Troppa storia annoierà i tuoi lettori, troppo romanticismo ne allontanerà una grossa parte… Perciò tingi di giallo la saga e vedrai che uscirà tutto ciò che in un anno avevi già in punta di dita e che non sei riuscita a tirar fuori.»

“Bene, che sia un sogno o l’inizio di qualche seria malattia mentale, effettivamente il suggerimento è utile! Giallo è la risposta a tutto… Forte!” pensò la scrittrice più giovane.

«Ma io ho letto qualcuno dei suoi libri?»

«Ti ricordi quell’estate in cui i tuoi amici sono partiti e tu non potevi, perché dovevi recuperare un esame all’università? Per alternare lo studio con letture più leggere, ti sei addentrata in biblioteca e hai preso in prestito alcuni romanzi di Grazia B., il mio nome d’arte. Un po’ storici, un po’ romantici, un po’ gialli.»

«Oh, sì, ora ricordo! È allora che è nata l’idea del mio primo libro!»

«Nessuno si ricorda più di me, anche se ai miei tempi ero piuttosto famosa. Il fatto che tu mi abbia riscoperta, quell’estate, mi ha portata ad intervenire per ridarti la speranza che hai perso nell’incaponirti a percorrere l’unica strada che credevi possibile.»

Camilla rimase in silenzio, riflettendo. Già all’interno della sua mente cominciava a prendere forma un capitolo con i personaggi che aveva lasciato in sospeso al termine del suo romanzo.

Terminata la camomilla, appoggiò la tazza sul tavolino e sorrise.

«Sono contenta di averla incontrata! Ma ora devo proprio andare a casa per cominciare il nuovo libro… Come torno all’auto?»

«Segui semplicemente il sentiero e quando tornerai indietro… potresti dedicarmi la tua nuova opera, che ne dici?» rispose l’anziana facendo l’occhiolino.

In un attimo, una volta salita in macchina, il mondo era ritornato della sua solita forma ed anche il paesaggio da fiaba era scomparso. La ragazza sorrideva ancora quando giunse a casa e si sedette alla scrivania accendendo il PC.

“Ed ora a noi due, pagina bianca!” pensò.

Era passato un anno dall’incontro con la scrittrice fantasma. Camilla si trovava di nuovo in libreria a firmare copie del suo libro, ma questa volta dei due capitoli successivi della saga, entrambi dedicati a Grazia B.

«Come ha fatto a creare tutto in così poco tempo? Da dove le è venuta l’ispirazione?» le chiese una donna di mezza età porgendole la sua copia da firmare.

«Ci vuole pazienza. Bisogna aspettare il momento giusto e all’improvviso l’ispirazione arriva…» rispose anche questa volta la ragazza, con un sorriso enigmatico.

“E un padiglione magico nel mezzo di un prato, con una scrittrice fantasma!” aggiunse mentalmente.

Disclaimer & copyright

Il contenuto del racconto pubblicato sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941, qualsiasi riproduzione anche parziale senza autorizzazione è vietata. Questa breve storia è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.

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