Francesco e la sua amaca

Francesco e la sua amaca

Il Sole splendeva in cielo mostrando la sua potenza e riscaldando ogni cosa sulla Terra. Dopo la tempesta che durò due lunghi giorni, scacciò le nuvole nere, illuminando tutto con i suoi raggi d’oro. Le piante sembravano avere una nuova vita da quando i fulmini e la pioggia erano finiti quella mattina.
Francesco guardava dalla finestra quello spettacolo della natura come incantato. Non amava stare chiuso in casa, soprattutto d’estate quando c’erano le vacanze; tuttavia la nonna gli aveva proibito di uscire fuori con quel temporale. Poteva ammalarsi con la pioggia e il vento freddo, poteva scivolare sui gradini bagnati e farsi male, così era stato costretto a giocare in casa.

Lui amava correre all’aperto e ogni tanto andava alla finestra per vedere la situazione del tempo. Quando vide i raggi del sole splendere, i suoi occhi iniziarono a brillare. Corse dalla nonna e inciampando si fermò davanti a lei con il fiatone.


«Nonna, è uscito il sole. Posso andare fuori con il pallone? Ti prego.» Fece del suo meglio per addolcire la donna che non poteva rifiutargli quasi nulla quando usava quella voce così innocente e con quelli occhioni pieni di eccitazione.
«L’erba sarà ancora bagnata, potresti scivolare e ti faresti del male; tuttavia possiamo andare sulla panchina nel patio sul retro e ti leggo una storia finché non si asciuga tutto. Che ne dici?»

L’idea non lo rendeva del tutto felice, ma decise che era meglio sentire una storia all’aria aperta piuttosto che stare con il naso appiccicato alla finestra senza poter fare niente. Si era annoiato durante quei due giorni e non vedeva l’ora di muoversi. Non riusciva mai a stare fermo per troppo tempo e il temporale era stato il suo nemico più grande quella settimana.
Seguì la nonna nel patio e ascoltò attentamente le sue parole, immaginando ogni cosa che lei raccontava. Doveva proprio dirlo, la nonna sapeva delle storie fantastiche che ogni volta lo portavano in posti bellissimi, bastava solo chiudere gli occhi e il gioco era fatto. Glielo aveva insegnato proprio lei.


«Nonna, come fai a conoscere sempre racconti così interessanti? Non mi annoio mai quando li racconti, anche se non posso correre con il pallone.» Francesco si tirò su le gambe e le strinse al petto in attesa di una risposta. Era molto curioso e aveva molta fantasia, ma non era mai riuscito a superare sua nonna quando cercava di inventarsi qualcosa. Lei era proprio brava in quello e aveva sempre la risposta pronta a tutte le sue domande.


«L’immaginazione è ciò che ci porta in mondi lontani, sai? E puoi fare sì che sia sempre più forte e sviluppata se leggi molti libri. Io ne ho letti così tanti che credo di aver visto tutto il mondo e vissuto tantissime vite tra quelle pagine. E così come io oggi racconto a te ciò che ho visto, tu un giorno racconterai ai tuoi figli, ai tuoi nipoti o a chiunque altro.» La nonna sorrise e gli accarezzò la testa. Da quando Francesco aveva iniziato la scuola, gli aveva sempre regalato dei libri perché per lei leggere era così importante che voleva che lui seguisse le sue orme e divorare pagine dopo pagine proprio come aveva fatto lei. Pensava che i libri potessero insegnare molte lezioni di vita, cosi cercava di farlo appassionare a quel mondo fatto di carta e inchiostro.


«Nonna, ma tu avevi un posto segreto dove leggevi? Se dovevi chiudere gli occhi e viaggiare, come facevi? Magari gli altri pensavano che stessi solo dormendo.» Francesco si toccò il mento con l’indice e guardò la nonna in attesa di una spiegazione.
«Stavo sempre su una panchina nel giardino all’ombra o sulla poltrona vicino alla finestra. Erano i miei due posti preferiti perché con un libro in mano avevo tutto ciò che mi serviva per stare in pace e divertirmi allo stesso tempo.»


Francesco cercò di immaginare la nonna e così pensò che sarebbe stato bello anche per lui crearsi un posto tutto suo. La panchina nell’atrio era spesso occupata dal nonno o dalla nonna, in camera doveva stare chiuso e lui amava l’aria aperta, in giardino non avevano nessuna panchina o sedia dove sedersi. Non sapeva proprio che posto scegliere finché non gli venne un’idea. Si ricordò della vacanza dell’anno precedente quando lui e i suoi genitori erano andati in quel posto bellissimo pieno di sole dove poteva correre sulla spiaggia con il pallone quasi tutto il tempo e dove poteva riposarsi sull’amaca dondolando piano.

«Nonna, possiamo comprare un’amaca così diventa il mio posto speciale per viaggiare con la fantasia?»

Visto il suo sguardo pieno di emozione, la nonna non riuscì a dire di no; tuttavia decise che doveva insegnare una lezione a suo nipote. Decisero così di creare un posto davvero speciale, che fosse suo e che potesse ricordargli dei bei momenti. Andarono assieme al nonno a comprare due querce da poter piantare nel giardino. Erano piccole, arrivavano appena all’altezza di Francesco. Il nonno gli spiegò tutti i passi da seguire e lui fece tutto alla lettera.

Prese il primo albero e lo mise nel buco fatto dentro la terra con la paletta, coprì le radici con la terra e gli mise dell’acqua e dei nutrienti. Poi prese il secondo albero e rifece le stesse cose. Era davvero felice perché si stava divertendo e perché non vedeva l’ora di poter guardare i frutti del suo duro lavoro. Quando iniziò la scuola, ogni fine settimana passava dai nonni e assieme a loro si prendeva cura di quei due alberi che stavano crescendo piano. Li annaffiava quando avevano bisogno, dava loro dei nutrienti per aiutarli a crescere più velocemente e più forti, stava attento che il vento non li piegasse troppo e che nessuna erbaccia crescesse attorno a loro.

Dopo due anni di lunghe attese, quando arrivò nuovamente l’estate, Francesco fece salti di gioia perché secondo il nonno i suoi alberi erano abbastanza robusti da poter legare un’amaca. Andarono tutti assieme a comprarla, e dopo aver deciso per una colorata di diverse sfumature di azzurro che gli ricordavano il mare, la legò ai due tronchi assieme al nonno. Il risultato finale era uno spettacolo: aveva l’ombra dei rami verdi sopra la testa, gli uccellini che cinguettavano, poteva sentire la brezza leggera del vento attraverso le foglie e poteva dondolare piano mentre leggeva o si riposava mangiando del cioccolato.

immagine presa dal web

Sorrise perché capì finalmente cosa gli aveva detto la nonna sul fatto di avere un posto speciale. Non funzionava solo per la lettura, ma per passare qualsiasi momento per stare in pace in natura. Poteva invitare qualche suo amico e fargli vedere come si era costruito la sua amaca, poteva stare a dormire, o poteva chiudere gli occhi e immaginare di essere sulla spiaggia e sentire le onde che si infrangevano sulla sabbia, oppure poteva immaginare di essere in montagna con i suoi amici a giocare, oppure su un altro pianeta alla scoperta di una nuova avventura con gli eroi del libero che aveva in mano in quel momento.

Soddisfatto prese un altro morso della barretta di cioccolato e sorrise ancora. Aveva costruito il suo posto speciale: un’amaca tra due alberi grandi e forti, sospesa tra il mondo reale e la fantasia perché in fondo servono entrambe per avere una visione intera del mondo che ci circonda.

Liv.

Sulla storia

Questa breve storia è nata per leggerla a dei bambini delle elementari. È difficile trovare qualcosa che possa interessare loro e allo stesso tempo che non sia troppo complicato da capire, così ho pensato di raccontare una storia che potesse insegnare qualcosa: l’importanza della fantasia e dei libri. Spero di essere riuscita in questo intento.

Informazioni

Il contenuto pubblicato sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941, qualsiasi riproduzione anche parziale senza autorizzazione è vietata. 
Questa breve riflessione è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.

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