Brividi, per non dimenticare

Brividi, per non dimenticare

Mauthausen per non dimenticare

Per non dimenticare…
Da fuori una fortezza…dentro una macchina della morte. Ecco come è un campo di concentramento quando lo vedi davanti a te, di persona, non sulla televisione, non nei libri, non nelle foto o in qualche film. Appena entri ti domandi: qui dove ho messo il piede io in questo momento è morto qualcuno tempo fa? E ti fermi un attimo. E allora ti vengono i brividi lungo tutta la schiena.

Cerchi di camminare piano, quasi per paura di non cancellare le tracce di ciò che è stato, per paura di non far sparire i segni lasciati da quel terrore, quasi per non calpestare quel posto che sussurra solo lamenti di dolore.

In alto c’è un cielo azzurro splendido senza nuvole, un bel sole, intorno a te solo boschi, alberi, campi, un verde che ti dà tranquillità, ma quel filo spinato ti opprime. È un contrasto fortissimo, qualcosa che stona in quel paesaggio apparentemente paradisiaco. Forse non ti fa sentire niente oggi, ma al pensiero che quel filo non ti lasci libero, cominci a provare qualcosa, si muove qualcosa dentro di te, sempre più forte. Vai avanti su quel cammino e scendi, ti guardi attorno e cerchi di comprendere e non dimenticare quanto successo.

Camere a gas

Davanti a te c’è l’entrata della camera a gas: una finta doccia che non pulisce un corpo dal sudore, ma la razza pura dalle “cose” che inquinano. Era questa l’idea, pulire un popolo da tutto ciò che inquinava, non contava se fossero donne, uomini, bambini piccoli innocenti. Venivano messi per essere puliti, per lavarsi, e invece non uscivano più vivi. Venivano soppressi come animali da macello, tutti in una stanza dove ormai non avevano più la privacy, la loro identità e nemmeno la dignità umana.

Forni crematori

Continui il tuo viaggio e più avanti trovi i forni crematori. Quel luogo che ha liberato migliaia di persone come cenere nel vento. Ha bruciato i loro corpi come se fossero vecchie cianfrusaglie che non servivano più e ha liberato le loro anime da quel corpo martoriato ripetutamente dai loro aguzzini.

Vedi quei posti e sai che lì sono stati cremati migliaia di uomini, per cancellare le tracce di una simile atrocità. E mentre loro venivano uccisi l’umanità taceva.

Brividi…e ti chiedi: come mai l’uomo, l’animale più intelligente in natura, è stato capace di una cosa simile? Ma ciò che ti rende ancora più sconvolto: come mai a distanza di 75 anni, nonostante migliaia di prove, foto, testimonianze e luoghi come questo, c’è ancora qualcuno che nega il genocidio? Forse allora l’uomo è sì una bestia, ma non è la più intelligente in natura come dovrebbe.

É vero che è più facile dire: io non vedo, non lo so, non ho sentito nulla. In realtà è: io non voglio vedere! Perchè vedere vuol dire essere consapevole e assumersi delle responsabilità e si sa che questo ha delle conseguenze e non è facile. Forse mettersi contro un solo uomo lo poteva essere, ma se un’intera umanità non ha visto, allora era una causa persa in partenza.

E vai avanti con la tua visita. Brividi. Il vento soffia piano, il silenzio viene interrotto solo da quel leggero soffio tra i rami, quasi come se quelle persone morte perché volevano solo vivere in pace facessero sentire ancora la loro voce, dopo anni. Forse oggi qualcuno le potrebbe sentire.

La scala della morte

scalinata Mauthausen

Silenzio… scendi su quella lunga scala, la scala della morte. Lì in molti hanno perso la vita, perché non riuscivano più a salire o scendere stremati dalla fame e dalla stanchezza, perché i pesi da portare erano troppo grandi e perdevano l’equilibrio, perché venivano semplicemente spinti giù come se fosse un gioco.

Quel paesaggio oggi è un paradiso. Sì, il paradiso dove si trovano le anime di coloro che volevano solo vivere, essere liberi come qualunque persona nel mondo e che invece sono stati privati della loro umanità.

Brividi…a pensare che dove mi sono seduta un giorno qualcuno è stato fucilato, dove ho messo il piede qualcuno è stato picchiato a morte, dove io ho guardato il cielo per ammirare il paesaggio, qualcuno ha perso la sua speranza.

E l’unica cosa che mi viene da dire è: guarda, ascolta questo luogo, perché il silenzio e il vento ti dicono tutto, per non dimenticare ascolta.

Sulla storia

Questa riflessione è stata scritta diversi anni fa dopo la visita del campo di concentramento di Mauthausen. Ogni riferimento al paesaggio è riconducibile al posto. La riflessione è solo un modo per esprimere quelli che sono stati i sentimenti provati duranti la visita per non dimenticare le atrocità successe.

Liv

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