Un’equazione, la bomba atomica, un mondo distrutto

Un’equazione, la bomba atomica, un mondo distrutto

La bomba Atomica

L’equazione di Einstein

Era il 1905 quando in un articolo sulla relatività ristretta di Albert Einstein comparve una equazione E=mc², apparentemente senza grosse implicazioni per lo stesso scienziato. Questa semplice formula affermava che una piccola massa poteva creare un’enorme energia, visto che il fattore che le legava era la velocità della luce, cioè circa 300.000 km/s. Il suo primo uso era ovviamente per il decadimento dei metalli radioattivi. Negli anni successivi le scoperte scientifiche furono numerose, poi scoppiò la guerra e come sempre molti pensarono come impiegare la scienza per trovare armi migliori. Ed è qui che nacque l’idea di un possibile uso bellico di quella ormai famosa formula.

Albert Einstein si trovava negli Stati Uniti. Era ebreo, non condivideva le idee naziste e da sempre era stato simbolo dell’opposizione, quindi si era rifugiato lì, sopratutto dopo le leggi razziali e dopo che la famiglia di suo cugino fu uccisa dalle SS. Quando capì cosa si poteva creare con la sua stessa scoperta, scrisse una lettera al presidente Roosevelt per avvertirlo del fatto che era possibile costruire un’arma di distruzione di massa mai vista e che i tedeschi, con gli scienziati che erano rimasti in Germania, potevano essere già al lavoro per fabbricarla.

In seguito fu creato un gruppo di scienziati, per lo più rifugiati scappati da un’Europa dilaniata dalla guerra, che iniziò a studiare questa idea anche in America, idea che presto,nel 1942, diventò un vero e proprio progetto, chiamato “Il progetto Manhattan” al quale presero parte alcuni famosi fisici tra cui Enrico Fermi e Robert Oppenheimer.

Il 16 luglio del 1945 fu fatta esplodere la prima bomba a plutonio, materiale altamente instabile, nel Trinity Test nel poligono di Alamogordo, New Messico.

Dopo questo test fu presa la decisione di usare le due armi a disposizione, una a uranio e una a plutonio, su due città.

Hiroshima 73 anni fa

Le scelte ovviamente dovevano essere strategiche, causare più danni possibili, colpire dove nessuno si aspettava, e così furono proposte: Notolini, Hiroshima, Nagasaki, Yokohama e Kokura. Ovviamente l’impatto psicologico doveva essere anche esso importante e sopratutto l’obiettivo doveva essere abbastanza facile da colpire per non “sprecare” la bomba, quindi, alla fine rimasero come città scelte solo tre: Hiroshima, Nakasaki e Kokura. Ovviamente i bombardamenti sarebbero stati solo due e la decisione finale dipendeva soltanto dalle condizioni atmosferiche e di visibilità dell’obiettivo.

Il lancio

fungo atomico

La mattina del 6 agosto 1945 un aereo diede l’ok per il bombardamento su Hiroshima poiché l’obiettivo era visibile: era una giornata soleggiata.

Tre velivoli entrarono nello spazio aereo giapponese, per questo motivo non fu dato nessun allarme importante perché quello veniva fatto solo per i bombardieri. I tre aerei erano: Enola Gay, che avrebbe sganciato la prima bomba atomica a uranio, The Great Artist che controllava le condizione atmosferiche e Necessary Evil che aveva il compito di documentare ogni momento dell’esplosione.

Alle ore 8:14 e 45 secondi il bombardiere Enola Gay sganciò “Little Boy”, la bomba atomica, sopra il centro di Hiroshima.

Dopo 43 secondi di caduta libera, a 580 metri dal suolo, “Little Boy” esplose uccidendo istantaneamente circa 80.000 persone, radendo al suolo 90% degli edifici di Hiroshima.

Testimonianze

In un libro testimonianza, “Diario di Hiroshima” di Michihiko Hachiya, si racconta che le persone videro un lampo e attorno a loro solo morti o segni di persone sui muri ancora in piedi*, macerie e nessuno sentiva nulla**. Non sapevano cosa fosse successo, cosa li aveva colpiti, era come svegliarsi in un incubo.

Molte persone furono semplicemente polverizzate dall’esplosione, quindi alcuni non sono nemmeno riusciti a piangere i loro cari.

“Diario di Hiroshima” il libro

Il medico che ha scritto il libro sopracitato racconta come le persone morivano all’improvviso, senza segni apparenti, come alcuni miglioravano poi ad un tratto iniziavano a perdere i capelli, avevano ustioni e la pelle che si staccava, morivano senza spiegazioni logiche. Passarono giorni, settimane prima che qualcuno capisse che quella mattina non li aveva colpiti solo una bomba qualunque, ma una che lasciava le fatali radiazioni che avrebbero continuato a fare i loro danni anche anni dopo.

In un primo momento il governo giapponese pensò che i danneggiamenti erano lievi, ma in assenza di risposte da parte della base militare di Hiroshima, mandò un aereo a controllare la situazione. Mentre si avvicinavano, il pilota e il copilota rimasero senza parole a vedere una grande nuvola di fumo e una città intera che bruciava.

Nagasaki 73 anni fa

Il presidente degli Stati Uniti aspettò la resa del Giappone, minacciando che in assenza di questa avrebbe continuato con le distruzioni. Furono distribuiti volantini per una campagna in merito a questo, tranne nella zona di Nagasaki e il 9 agosto la storia si è ripetuta.

Per le condizioni atmosferiche la scelta cade su Nagasaki, importante porto e punto di collegamento. Ironico è il fatto che la città era ostile al governo di allora e cercava di opporsi in tutti i modi alle decisioni militari fasciste.

Il lancio su Nagasaki

La mattina del 9 agosto il bombardiere andò con a bordo “Fat Man”, la bomba a plutonio, verso Kokura, tuttavia per colpa delle nuvole e la scarsa visibilità, cambiò rotta verso Nagasaki. Alle 11:02 si trovava sopra la città e nonostante le nubi, sganciò la bomba che esplose a circa 470m d’altezza. Per colpa della scarsa visibilità la bomba esplosa a circa 4 km a nord-est dal posto stabilito, quindi parte della città si salvò; nonostante questo quasi 40.000 persone morirono all’istante.

Dopo questi due eventi drammatici, il Giappone annunciò la resa il 15 agosto del 1945.

Dibattito nel corso degli anni

L’uso delle due bombe fu oggetto di dibattito nel corso degli anni, e lo è ancora oggi per diversi motivi.

Il principale è etico e morale. E’ stato giusto usare quegli ordigni su due città popolate principalmente da civili innocenti? A seconda dal punto di vista di chi risponde, le parole saranno diverse. C’è chi dirà che è stato giusto, anche se ha creato molte vittime, perché ha accorciato la guerra, perché ha risparmiato molte vite dei soldati, molte risorse che avrebbero impiegato per attaccare direttamente il Giappone, hanno liberato le persone prigioniere sotto il dominio giapponese. Altri diranno che non è così, perché non siamo stati migliori di loro, perché abbiamo vinto ma non come eroi, piuttosto come carnefici, perché abbiamo scelto la strada “facile” per finire la guerra, e che quello che abbiamo fatto non è stata una scelta necessaria, ma un crimine di guerra. Infatti Leo Szilard, fisico e scrittore ungherese, affermò: “Se i tedeschi avessero gettato bombe atomiche sulle città al nostro posto, avremmo definito lo sgancio di bombe atomiche sulle città come un crimine di guerra, e avremmo condannato a morte i tedeschi colpevoli di questo crimine a Norimberga, e li avremmo impiccati.” Quindi la questione probabilmente rimarrà aperta sempre, perché i punti di vista sono diversi.

Un altro scienziato famoso che si è opposto all’uso della bomba sulle persone è stato lo stesso Albert Einstein, che inizialmente era favorevole alla ricerca a allo studio di come sarebbe stato possibile costruire questa bomba. Tuttavia quando ha capito che sarebbe stata usata ha provato a opporsi, senza risultati. In seguito avrebbe dichiarato una frase che sarebbe passata alla storia credo: “ Se lo avessi saputo, avrei fatto l’orologiaio.” Molti scienziati si sono pentiti di quello che è accaduto, tutti volevano comprendere quel meccanismo, fare una nuova scoperta, tuttavia come a volte accade la scienza viene usata in scopi non tanto nobili quanto uno desideri, e questo è stato probabilmente il caso per eccellenza. Ci sono state nel corso della storia diverse armi create con l’aiuto della scienza, anzi, nessuna di loro esisterebbe senza se ci pensiamo bene, tuttavia questa ha cambiato tutto.

La corsa per avere queste bombe, per crearle, la guerra fredda e la tensione tra i vari paesi, i vari trattati su come creare queste armi e sopratutto per non usarle, ha cambiato la faccia della Terra, il modo di fare guerra.

Oggi sono passati 70 anni da quella decisione e per fortuna è stata l’unica nella storia, possiamo dire che forse l’uomo ha imparato qualcosa dal passato, almeno per il momento.

Hiroshima e Nagasaki nel presente

Oggi Hiroshima e Nagasaki sono due città moderne, nel 1949 hanno iniziato la ricostruzione piano piano e sembra che quel lontano agosto del 1945 sia stato solo un incubo. La radiazioni è quasi a livello di quella naturale di fondo, poiché le bombe esplose in aria hanno fatto in modo che gran parte del materiale radioattivo fosse allontanato con le correnti dell’onda d’urto, e quelli rimanenti avevano un tempo di decadimento breve.

Oggi sono forse decine e decine gli stati che hanno nel loro arsenale delle bombe atomiche a plutonio, tuttavia tutti ci pensano due volte prima si usarle, perché oggi la tecnologia, la scienza ha sviluppato tutto e Hiroshima e Nagasaki sarebbero solo una piccola esplosione in confronto ai danni che si potrebbero creare.

L’uomo spesso ha inginocchiato se stesso, ha usato ciò che dovrebbe essere un sapere per tutti, la scienza, per vincere contro se stesso, perché non conta se il bianco ha vinto contro il nero, o il contrario, se l’americano ha vinto contro il giapponese, se l’occidente ha vinto contro l’oriente, ma che l’uomo ha provato ha vincere contro l’uomo, invece di stargli accanto.

Curiosità:

  • Il bombardiere che ha sganciato la prima e l’ultima bomba atomica a uranio impiegata con scopi bellici si chiamava Enola Gay, dal nome del pilota dell’aereo Paul Tibbets.
  • In una intervista, Paul Tibbets il pilota del bombardiere Enola Gay che lasciò cadere la bomba su Hiroshima, alla domanda : “Lo rifarebbe? “ ha risposto: “ “Ma certo”, risponde, “Sono stato educato alla disciplina. Ai miei tempi, se uno riceveva un ordine da chi ne aveva l’autorità, obbediva”.
  • Little Boy, la bomba a uranio sganciata su Hiroshima era lunga 3 metri e pesava 4037 kg e conteneva 64,13 kg di uranio.
  • Fat Man la bomba a plutonio sganciata su Nagasaki era lunga 2,34 metri, pesava 4545 kg, e conteneva meno di 7kg di plutonio.
  • Le bombe furono fatte esplodere a 600 e 500 metri di altezza rispettivamente, poiché in questo modo il danno creato era maggiore. Infatti l’esplosione avveniva in aria e quindi si creava una onda d’urto che andava a forma di palla,in questo modo vaporizzava e distruggeva tutto quello che incontrava, effetto molto più distruttivo del caso in cui la bomba fosse esplosa a terra, dove avrebbe creato un cratere immenso.
  • Tsutomu Yamaguchi è un ingegnere giapponese sopravvissuto ad entrambi gli attacchi di Hiroshima e Nagasaki.
  • *le ombre sui muri o sugli edifici erano le ombre delle persone che furono vaporizzate dalla bomba, in quanto l’energia dell’esplosione ha portato al punto di ebollizione tutto, quindi le persone furono semplicemente trasformate in fumo. **le persone non sentivano nulla perché l’onda d’urto aveva una velocità più grande di quella del suono, quindi non potevano sentire l’esplosione.

Il 15 agosto 1945 l’imperatore Hirohito parla al suo popolo per la prima volta, dichiarando la fine dei combattimenti e la resa incondizionata del Giappone davanti alle forze alleate. Questo segna la fine della seconda guerra mondiale e l’inizio di quello che poi sarà la guerra fredda.

 73 anni dopo quella distruzione che ha cambiato l’umanità  si spera che l’uomo abbia imparato qualcosa dal passato, per tutte le migliaia di persone innocenti morte quel giorno.

“Apritemi,sono io….
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.
Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa.Tanti anni passeranno.
Ne avevo sette, allora, anche adesso ne ho sette
perché i bambini morti non diventano grandi.
Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi,il fuoco li ha fatti di vetro.
Un pugno di cenere,quello sono io
poi il vento ha disperso anche la cenere.
Apritemi; vi prego,non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero,io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.
Per piacere mettete una firma,
per favore,uomini di tutta la Terra
firmate,vi prego,perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.” ( “La bambina di Hiroshima” di Nazim Hikmet, poeta turco)

Informazioni

Le immagini sono prese dal web, le informazioni raccolte all’interno dell’articolo sono prese da diversi siti come wikipedia, dal libro “Diario di Hiroshima” di Michihiko Hachiya.

Liv

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