Che cos’è un uomo |Racconto

Che cos’è un uomo |Racconto

Nota

copertina storytelling

Buongiorno lettori. Eccoci con il racconto “Che cos’è un uomo” scritto per il mese di luglio per la rubrica StorytellingChronicles che ormai è diventata un appuntamento fisso ogni mese. Ringrazio Lady C di La Nicchia Letteraria per aver organizzato questa rubrica.

Ogni mese abbiamo una sfida nuova e per luglio la scelta è stata un incipit. Ringrazio Stephi, il cui racconto lo potete leggere qui, per aver avuto questa idea. Mi ha incuriosito subito anche se ci è voluto un po’ di tempo perché l’ispirazione decidesse di passare anche dalle mie parti.

L’incipit era: Afferrò al volo il pezzo di carta stropicciata che il vento aveva trascinato fino ai piedi della panchina; acciuffato, lo aprì e ne lesse il contenuto. E nell’esatto istante in cui quella serie di lettere, messe una dopo l’altra precisamente in quell’ordine, attraversarono i suoi occhi e arrivarono nella testa e da lì, in una corsa impetuosa, dritte al cuore, il tempo si fermò.

Trama “Che cos’è un uomo”

Il personaggio principale legge una notizia che lo sconvolge e in qualche modo gli cambia la vita portandolo a fare delle riflessioni sulla vita.

La storia è stata scritta prendendo ispirazione da una canzone XY di Vitaa &Slimane.

Che cos’è un uomo

che cos'è un uomo

C’est quoi, un homme?(che cosa è un uomo?)
Quand il se terre, quand il se cache pour pleurer(quando si rintana, quando si nasconde per piangere)
Quand il a peur, quand il a mal à en crever(quando lui ha paura, quando fa fatica a morire)
C’est quoi un homme quand il est lui, qu’il ne ment pas?(cosa è un uomo quando è se stesso, quando non mente?)
C’est quoi, un homme?(che cosa è un uomo?)

Afferrò al volo il pezzo di carta stropicciata che il vento aveva trascinato fino ai piedi della panchina; acciuffato, lo aprì e ne lesse il contenuto. E nell’esatto istante in cui quella serie di lettere, messe una dopo l’altra precisamente in quell’ordine, attraversarono i suoi occhi e arrivarono nella testa e da lì, in una corsa impetuosa, dritte al cuore, il tempo si fermò.

Non riusciva a credere a ciò che aveva davanti. Chiuse gli occhi, ispirò e buttò fuori l’aria e poi li riaprì e rilesse di nuovo tutto con la speranza che in quel mezzo secondo quelle lettere avessero assunto una forma e un significato diverso. La delusione arrivò subito perché restarono immutate. Rimase sul posto con le gambe pesanti, il suo corpo non era in grado di ascoltare nessun ordine. Voleva correre via, urlare, scappare lontano da quel posto maledetto ma i suoi piedi erano incollati a terra.

La panchina si trovava proprio davanti, sarebbe bastato un passo e avrebbe potuto sedersi. L’albero accanto faceva un po’ di ombra nonostante avesse perso molte delle sue foglie che formavano quel tappeto colorato attorno. Si sentivano alcuni uccellini, le risate dei bambini, le voci dei genitori felici di godere di una bella giornata in compagnia dei loro figli. In lontananza invece le macchine creavano un brusio indefinito che faceva da sfondo a quel quadro di pace.

Che cosa è una donna? Madri che ridono mentre i loro bambini saltano e corrono loro incontro. Chissà cosa hanno nella loro mente mentre sorridono e accarezzano quelle teste piccole. Chissà quanto soffrono o quanti pensieri hanno mentre aiutano i loro figli a salire sullo scivolo e li aspettano giù con le braccia aperte pronte a prenderli prima di cadere.

Che cosa è una donna? Alcune ridono con le amiche mentre ricordano eventi divertenti, altre sorridono mentre mostrano i loro acquisti e chiedono consigli, altre piangono disperate mentre raccontano il loro dramma, la loro tragedia, la loro perdita. Che cosa è una donna? Un fiore fragile da tenere in un vaso per paura di vederlo rotto? Una pietra rara da far vedere al mondo per sentire i complimenti? Una roccia che sopporta il vento e le tempeste fredde senza sgretolarsi, facendo da scudo e da sostegno a chi sta attorno a lei?

Sembra quasi un gioco, scegli un ruolo e accetti le regole che ti insegnano e giochi fino in fondo, senza uscire dagli schemi.

Le lettere scritte sopra quel pezzo di carta diventarono sfuocate, si mescolavano e assumevano forme inquietanti come se il loro significato non lo fosse stato già abbastanza. Era tutto stropicciato ormai, le immagini avevano angoli che rendevano tutto più sinistro.

Strinse al petto quel foglio di giornale e cadde in ginocchio. La panchina era a un passo soltanto, ma non aveva più importanza dove si sedeva. Poteva sporcarsi i pantaloni o le scarpe o persino la giacca nuova, ma davanti a quel pezzo di carta tutto perdeva valore. Non contava più la bella giornata, il sole che riscaldava ancora tutto attorno, le persone felici e nemmeno la promozione e la bella notizia ricevuta quella mattina. Tutto scomparve davanti a quel colpo.

Se fosse stato un pugno avrebbe fatto meno male, se fosse stato un osso rotto avrebbe trovato un medico per curarsi, se fosse stata una pugnalata sarebbe stato più facile affrontarla. Nulla poteva però paragonarsi a ciò che sentiva in quel momento, era come se il suo cuore avesse smesso di battere. Lo sentiva eppure sembrava lontano, come se qualcuno glielo avesse strappato dal petto.

Sentì un urlo, non sapeva se fosse stata la sua voce o quella di qualcun altro, non sapeva nemmeno da dove veniva o se lo aveva soltanto immaginato. Strinse quel foglio fino a quando le nocche diventarono bianche e sentì le lacrime calde sul viso. Non sapeva da quando aveva iniziato a piangere, ma nulla contava se non il fatto che fosse tardi per modificare il corso degli eventi. Poteva continuare a urlare e piangere e nulla sarebbe cambiato, la vita ingiusta aveva già fatto il suo corso e aveva deciso di spezzare una vita come se fosse stata un filo di erba troppo fragile per resistere alla tempesta.

Che cosa è una donna? Vestiti colorati, gioielli scintillanti, capelli setosi svolazzanti, tacchi, risate e bellezza? Bambini, ricette, cucina e polvere? Che cosa è davvero? Una scrivania piena di carte, una macchina vecchia e rigata, una casa in ordine?

Che cosa è una donna quando la lasci in un angolo a piangere e soffrire? Quando la metti con le spalle al muro e le togli i sogni e gli ideali? Quando sorride solo perché glielo stai ordinando? Cosa è una donna quando ha paura delle tue mani?

Urlò ancora più forte e sentì le occhiate degli altri addosso: qualcuno forse aveva paura, qualcuno era solo curioso di quella reazione. E non importava cosa stessero pensando perché quel foglio parlava chiaro: lei non era stata felice.

Il sorriso nelle foto o alle feste, per strada quando incontrava qualcuno, era solo una maschera, un gioco le cui regole le rispettava alla perfezione. Era la moglie devota, leale, fedele, contenta del suo ruolo, innamorata. Eppure non era felice altrimenti quella notizia non avrebbe avuto senso. E poi la morte ha davvero un senso? Ha una spiegazione quando chi doveva solo proteggere la sua famiglia e il suo amore ha deciso invece di spezzare due vite?

È questa una donna? Una moglie la cui vita è nelle mani del marito, letteralmente? Una madre che non vivrà mai la gioia di dare alla luce suo figlio perché rimarrà per sempre nel suo grembo in una tomba buia, umida e fredda?

Che cosa è un uomo? Qualcuno che non ha paura nemmeno della legge? Qualcuno che non piange mai, che è forte e resta fermo nelle sue decisioni persino quando queste porta a un gesto violento? Lavoro, soldi, carriera, fama, è solo questo? Rispetto, calma, potere, colpi, forza e paura?

Si appoggiò con la schiena alla panchina per non crollare del tutto. Non poteva credere ai suoi occhi. Quella donna forte, bella, intelligente, con un sorriso incantevole, ormai non c’era più. Il titolo lo diceva chiaro: il direttore di banca aveva strangolato sua moglie incinta perché l’amava troppo.

Che cosa è l’amore? È davvero quel sentimento a portarti a spezzare due vite? È così che si dimostra di amare una donna, usando la tua forza e il tuo potere su di lei e sulla sua stessa vita? Se è questo l’amore, allora il mondo è spacciato. Sarebbe meglio vivere senza. Come può un sentimento nobile portare qualcuno a vivere un inferno? Come può spingere una persona a diventare giudice e carnefice allo stesso tempo?

Le lacrime iniziarono a scendere più velocemente, i singhiozzi scuotevano il suo petto e le sue mani tremavano mentre continuavano a tenere in mano il foglio di giornale.

E se un uomo fosse proprio quello? Una persona che sta seduta per terra a piangere urlando il suo dolore in mezzo a un parco dove nessuno conosce il suo dramma? Alto, in giacca e cravatta, con la ventiquattrore per terra, con le scarpe e i pantaloni sporchi di terra e il viso rigato dalle lacrime?

Che cosa è un uomo? Impotenza davanti al mondo crudele, sorrisi finti e cuore spezzato? Un pianto in un parco senza nascondersi? Innocente o colpevole in parte di quella vita spezzata?

Lui l’aveva amata e per quello l’aveva lasciata andare. Non aveva nulla da offrirle e il mondo diceva che lui doveva darle tutto se voleva averla accanto come moglie davanti a Dio e alla società. L’aveva lasciata perché voleva vederla felice, voleva che lei vivesse una vita piena di gioia, che realizzasse i suoi sogni. Forse avrebbe dovuto combattere di più, non ascoltare quelle voci che gli dicevano che non era degno di lei perché non poteva offrirle la sicurezza economica per un futuro tranquillo.

Il lavoro che aveva non gli permetteva di certo di comprarle una bella casa con una grande cucina e un giardino pieno di fiori come aveva poi fatto il direttore di banca che l’aveva sposata. Lui sì che aveva tutto, poteva trattarla come una regina, offrirle tutto ciò che desiderava. E davanti agli occhi di tutti era stato così: una casa grande, un giardino curato, i vestiti belli, i capelli in ordine, le vacanze in posti meravigliosi. E per un po’ lui aveva creduto che lei fosse felice, anche se lontano da lui.

Peccato che quel titolo di giornale parlasse chiaro: lei era morta. Era stata il suo primo amore e probabilmente l’unico e se n’era andata. Vedere scritto nero su bianco che lei era morta faceva così male che non sarebbe stato in grado di descrivere il dolore che gli stava lacerando il petto. Lui l’aveva lasciata perché lei fosse più felice, non per leggere della sua morte su un giornale.

Che cosa è un uomo davvero? È quello che dichiara il suo grande amore per la moglie che ha appena ucciso, che si giustifica dicendo che non poteva sopportare di saperla lontano da lui? O è quello che piange seduto per terra, noncurante di ciò che gli altri dicono, che singhiozza come se fosse un bambino e non un uomo di trentacinque anni?

Appoggiò la schiena alla panchina dove si erano incontrati anni prima e dove si erano lasciati con la promessa di realizzare i loro desideri e di essere felici entrambi. In quel momento c’era solo lui che piangeva mentre lei era un angelo in pace da qualche parte con il suo bambino. I sussurri e i commenti delle persone perdevano significato davanti all’amore che lui provava nonostante la morte.

Stringeva il foglio di giornale tra le mani e piangeva, non poteva fare altro ormai che tirare fuori quel dolore straziante. Per gli altri era solo una donna morta la cui fine aveva fatto notizia sui giornali. Per lui era una grande perdita perché non era stato abbastanza per lei, perché non aveva capito come viveva davvero e perché persino in quel momento non aveva abbastanza forza da vendicarla.

 Avrebbe dovuto trovare il coraggio e togliere la vita a quel mostro che dichiarava il suo falso amore persino dopo averla uccisa, avrebbe dovuto ritornargli il favore e strangolarlo mentre lo guardava negli occhi e ignorava il suo dolore e la sua paura. Avrebbe dovuto farlo eppure il ricordo di lei glielo impediva. Non era quello un uomo, non poteva in nome di ciò che provava togliere una vita, essere giudice e carnefice, non spettava a lui prendere una decisione così importante. Se lo avesse fatto sarebbe stato come contraddire i suoi stessi sentimenti, lui l’amava davvero e in nome di quell’amore puro non poteva prendersi diritti che non aveva sulla vita altrui.

Il sole scese all’orizzonte, il tempo continuò a scorrere e la vita ad andare avanti. I genitori portarono via i bambini, il parco ormai era quasi deserto mentre gocce fredde iniziarono a scendere dall’alto. Si confondevano alle sue lacrime, il freddo gli entrò dentro le ossa ma rimase lì per terra a piangere il suo amore ormai perduto.

Che cosa è una donna se non un angelo da proteggere, da lasciare libero di vivere ciò che desidera? Che cosa è un uomo se non un essere fragile che crolla anche quando cerca di essere forte per gli altri? Cosa è l’amore se non un sentimento puro che non può intrappolare o togliere la libertà, ma solo portare un sorriso sulle labbra di qualcuno?

Informazioni sul racconto

“Che cos’è un uomo” è un racconto un po’ particolare quindi vorrei dare un paio di spiegazioni su cosa avevo in mente sperando che sia arrivato a voi lettori.

Il personaggio principale è un uomo che legge la notizia dell’omicidio di una donna sul giornale. Non è una donna qualsiasi, ma il suo primo amore che lui ha lasciato perché non aveva nulla da offrirle inoltre lei è stata uccisa dal marito, nonostante fosse incinta. Questo è un tema molto ampio e complesso e con le poche righe che ho scritto non voglio in nessun modo spiegare come funziona il mondo o cosa secondo me è giusto o no. L’unica cosa che voglio è far rifletter su un tema di cui si parla spesso purtroppo.
Le parti in corsivo sono pensieri e domande retoriche del personaggio, motivo per il quale non rispettato il tempo verbale del racconto.

Frase “che cosa è una donna/uomo” è voluta. Non solo per la traduzione dei versi della canzone alla quale mi sono ispirata, ma perché volevo mettere evidenziare il fatto che spesso non siamo qualcuno, ma qualcosa: l’avvocato, la madre, il dottore, il marito etc. Ovviamente tutte queste definizioni fanno parte di noi, ma non dicono davvero chi siamo. Spero che riusciate a comprendere il mio pensiero contorto.

A presto
Liv

Disclaimer & copyright

Il contenuto pubblicato sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941, qualsiasi riproduzione anche parziale senza autorizzazione è vietata. Questa breve storia è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.

20 Comments

  1. Silvia

    Il tuo racconto è pura poesia e tratta tematiche a tutti noi tristemente note. Mi hai fatto provare delle emozioni davvero forti e per questo motivo ti ringrazio. Hai utilizzato l’incipit per sviluppare un racconto davvero originale. Complimenti.
    Silvia di Silvia tra le righe.

  2. Susy

    Penso che siamo tutte d’accordo sul fatto che usare questo incipit non era facile per nessuno. È stato bellissimo vedere come ognuno l’abbia utilizzato secondo la sua ispirazione del momento. La tua scelta mi è piaciuta molto perché innovativa. La tua storia cruda ma attuale è davvero intensa, davvero brava.
    Non conosco la canzone sono una frana in questo ma ottimo l’inserimento anzi secondo me le spiegazioni finali potevi anche non metterle perche è tutto chiarissimo

    1. Liv

      Ciao. Usare l’incipit non era facile ed è stato bello vedere come ognuna l’ha usato a modo suo, sono assolutamente d’accordo con te.
      Non conoscevo la canzone fino a poco tempo fa, l’ho sentita per caso e l’ho collegata a questa idea in modo quasi automatico.
      A presto

  3. Quando ho aperto i racconti di luglio -sì, come al solito sono arrivata al pelo con la scadenza… Figurati che *coff coff* proprio oggi (30 agosto) andrò a scrivere l’appuntamento del mese corrente ahah Rido, ma sto piangendo dentro, lo assicuro-, il primo che mi è saltato all’occhio è stato proprio il tuo scritto poiché il titolo, semplice e difficile insieme, mi ha catturata tantissimo! Mi complimento, Livia, perché non solo sei riuscita nell’impresa di usare perfettamente un incipit già scritto da altri -chi pensa sia facile si sbaglia di grosso! È arduo oltre ogni dire e infatti la sottoscritta ha fatto la furbata di aggirarlo con terribile nonchalance ahah So che Stephanie mi odia per questo, mi odierei anche io, a dire il vero, ma tant’è dobbiamo tenermi così come sono-, ma sei stata in grado di trattare un argomento dalla grande caratura attuale con una delicatezza tale da farle salutare da lontano la pesantezza tipica di certe tematiche -quante notizie del genere sentiamo al telegiornale? Così tante, troppe, che, a volte, vorrei spegnere la tivù e far finta di non esistere a questo mondo-. Sei stata d’impatto, donna, e, dall’alto del mio masochismo, ti ringrazio per il pugno nello stomaco <3

    1. Liv

      Ciao. Mi fa sempre piacere trovare il tuo commento e sono contenta di aver colpito con questo scritto. Il mio obiettivo era quello e quindi sono davvero soddisfatta.
      Grazie,
      A presto

  4. Trovo che il tuo pensiero sia davvero profondo ed interessante. Purtroppo questa è la realtà dei fatti, sono tragedie che colpiscono anche indirettamente e a cui non ci sarà mai rimedio o fine. L’uomo, come la donna, è un essere umano e commette peccati, a volte anche atroci. Non è giustificabile l’omicidio, mai, e soprattutto se si uccide una vita nemmeno iniziata. Il tuo racconto ha molti significati, fa molto riflettere sul mondo e non ho potuto che apprezzarlo per la valanga di sentimenti che mi ha suscitato. Bravissima.

    1. Liv

      Ciao. Sono contenta che io sia riuscita a far riflettere su un tema così importante, credo che in fondo non si debba mai smettere di parlare di questo.
      A presto

  5. MauraLCohen

    Non conoscevo la canzone né la coppia di cantanti e considerando che la musica francese mi piace molto, ti ringrazio per la piacevole scoperta. L’ho ascoltata mentre leggevo e la combinazione è molto forte emotivamente, visto anche il tema delicato del racconto.
    All’inizio non avevo inquadrato bene il testo del pezzo di carta che il tuo protagonista ha tra le mani, e per un attimo ho creduto fosse proprio il testo della canzone. Quando poi anche noi lettori abbiamo potuto apprendere la tragica notizia, ogni parola è andata al proprio posto, colpendoci in faccia per la brutalità dei sentimenti che pervadono il cuore del pover’uomo.
    Non voglio spoilerare nulla, così che chi vorrà leggere il racconto, potrà farlo godendosi l’esperienza come ho fatto io; concedimi solo una cosa, perché merita davvero di essere menzionata.
    Come dici giustamente tu, il tema trattato è ampio e non basta tutto il tempo del mondo per poterne parlare a dovere, ma credo che con le parole, la tua scrittura sia riuscita a dare un volto al dolore che chi rimane a piangere le vittime prova. Non solo, una frase in particolare mi ha colpita molto, tanto da chiudermi lo stomaco e farmi venire le lacrime agli occhi. Te la riporto fedelmente:
    “Per gli altri era solo una donna morta la cui morte aveva fatto notizia sui giornali. Per lui(…)”

    Quanta verità, in così poche righe.
    Noi leggiamo quotidianamente (purtroppo!) di donne uccise e per quanto possa dispiacerci, per quanto possiamo interiorizzare il dolore, i loro nomi restano inchiostro su carta, volti che incrociamo per un secondo, finché il TG non passa oltre o finché non scorriamo al prossimo post di Facebook. La nostra vita va avanti, nonostante lo sdegno, ma quella di chi ha amato le vittime e piange la loro scomparsa è ferma per sempre. Per noi è un’altra morte, per loro è la perdita di tutta una vita.
    Questa è la relatività della vita che mi spaventa di più e ti ringrazio per aver scritto questa piccola perla, che spinge chi la legge a fermarsi e riflettere.

    Vorrei concludere qui, ma mi rendo conto che in corso d’opera mi sono scordata di dire anche un’altra cosa e ci tengo a farlo. Ho apprezzato moltissimo la descrizione dell’ambiente circostante alla panchina, quel “ritratto di pace” crea un forte contrasto con l’interiorità del protagonista e l’immagine che ne scaturisce è di una forza incredibile. Molto, molto bella, davvero!

    Che altro dire? Ottimo lavoro!
    Avrò un’altra storia da ricordare. ❤️

    1. Liv

      Ciao. La canzone l’ho scoperta per caso e da lì è nata la storia in pratica.
      Sono contenta che questa sia un’altra storia che ricorderai, mi fa davvero piacere che tu l’abbia letta e commentata.
      A presto,

  6. Ciao Liv!
    Parto dalla parte facile: l’incipit comune è stato usato veramente bene, soprattutto adattandolo a un articolo di giornale e all’attualità. È un pretesto narrativo che funziona e che già ti prepara a una riflessione.
    E adesso arriva la parte complessa: hai scelto un tema sicuramente attuale, che non viene quasi mai contestualizzato, compreso né trattato come dovrebbe. Vittima e carnefice, come tutti coloro che si trovano a dover affrontare gli effetti di questo rapporto a due (che non è mai solamente a due, come tu dimostri), emergono dalle parole di un terzo punto di vista, scatenando una riflessione profonda. Questa arriva senza giudizi, senza voler per forza condannare in modo diretto, ma interrogano Il protagonista, noi e tutta la morale che comunque condividiamo, perché facciamo parte di questa società, per mettere in evidenza quanto i ruoli imposti da tutta una serie di convenzioni a volte, anzi molto spesso, ci precludono quella che davvero è la felicità.
    Hai un modo di narrare tutto questo davvero speciale, ti si insinua sotto pelle, ti sconvolge e, come l’uomo nella tua storia, ti accorgi che una ferita fisica avrebbe davvero fatto meno male di quello che tu comunque fai provare leggendo quelle parole. È un racconto davvero potente. È capace di stordirti e, soprattutto, di farti riflettere nel profondo, arrivando a conclusioni forse ben lontane da quelle che erano le tue convinzioni di partenza.
    Da brividi! Bravissima!

    1. Liv

      Ciao. Grazie per il commento e per le bellissime parole. Ricevere commenti del genere tira su il morale e fa continuare a scrivere. Sono contenta che il messaggio sia arrivato fino in fondo.
      Grazie ancora.

  7. Anne Louise Rachelle

    Ciao Liv! Ho ancora le lacrime agli occhi e il batticuore. Ho “sentito” tutto il dolore, la frustrazione, l’inevitabilità di un evento a cui non si può più porre rimedio. L’uso dell’incipit è stato magistrale, di certo molto originale. Il fatto che ti sia ispirata anche a una canzone (e non mi sembra sia la prima volta) mi ha lasciata piacevolmente colpita. A mio modesto avviso, sei riuscita a creare un piccolo capolavoro autoconclusivo arrivando a inserire all’interno di un testo relativamente breve un bagaglio di emozioni ricchissimo. Il tuo stile è sempre un pugno nello stomaco (in senso del tutto positivo, intendiamoci!), mi piace perché con poche frasi arrivi dritta al cuore del lettore, imprimendo le emozioni dei protagonisti come un marchio a fuoco. Sei riuscita a portarmi all’interno del racconto e delle difficili tematiche affrontante con una naturalezza sorprendente. Davvero bravissima….!ge

    1. Liv

      Ciao. Grazie mille per le belle parole e sono davvero contenta di essere riuscita a trasmettere qualcosa attraverso questo racconto. Non è la prima volta che uso una canzone come “sottofondo” di un racconto, durante gli anni ne ho usato diverse. A volte l’ispirazione arriva con una canzone e mi sembra giusto dirlo.
      Grazie ancora per tutto 🙂

  8. Debora Paolini

    Ciao Liv.
    Costruire un racconto partendo dall’incipit che avevamo non era facile: la faccenda del foglio accartocciato che il vento sospinge fino ai piedi del protagonista offre diverse possibilità, ma allo stesso tempo è limitante per via del tono drammatico e del fatalismo che la contraddistinguono. Sei riuscita a portare avanti entrambi gli elementi senza diventare eccessiva, e l’hai fatto raccontando una vicenda che è l’incarnazione stessa dell’eccesso. Notevole, direi. Sul tema trattato non mi sento di scrivere neppure una riga, perché certe storie e determinati pensieri, secondo me, vanno ascoltati (letti, in questo caso), in rispettoso silenzio. Anche perché penso che l’importanza di questo racconto sia sotto agli occhi di tutti. Riguardo la forma: di buon livello l’alternarsi di flussi di coscienza e narrazione vera e propria. Incisive le descrizioni, fluida e corretta la scrittura. Ho trovato un refuso: ma nulla contava, se non il fato –> fatto.
    Complimenti davvero. Alla prossima.

    1. Liv

      Grazie per il commento e per i complimenti. L’incipit non era facile e a forza di rileggerlo la mente è partita con questo scenario. Sono contenta sia stato apprezzato.
      A presto

  9. Stephi

    Ciao Liv. Parto subito dicendoti grazie per il racconto che sei riuscita a creare a partire dall’incipit che vi ho proposto. L’ho trovato potente come uno schiaffo tirato dritto in faccia. Mi hai fatto riflettere su una quantità di temi infinita, ognuno così importante che man mano che procedevo nella lettura dovevo soffermarmi un attimo a ragionare sulle corde che con le tue parole sei riuscita a toccare, trattenendo le lacrime. Sì perché, a mio avviso, questa riflessione che hai scritto è commovente. Perché è sincera, è pulita, è cruda, e necessaria. Una di quelle riflessioni che vorrei più spesso sentire, di cui vorrei avere più pagine da leggere, e su cui invece non si ragiona mai abbastanza. Penso tu abbia fatto un ottimo lavoro nell’esporre il dramma che quest’uomo si trova a vivere, suo malgrado. A raccontarcene la disperazione, le mille domande che lo assalgono e che lo portano all’esplodere in mezzo a un parco dove per tutti l’esistenza continua e per lui invece finisce. Ho apprezzato la scelta di svelare man mano i dettagli che andavano a definire l’accaduto, un modo eccellente di tenere viva la curiosità e invogliare il lettore a continuare nella lettura. Mi ha messo sinceramente i brividi immaginare questo dolore, ed è merito non solo del tema in sé, ma anche e soprattutto della tua capacità di averlo reso così nitidamente nelle righe che hai scritto. Sei stata davvero bravissima! Complimenti!!!

    1. Liv

      Ciao. Leggere il tuo commento, come altri oggi, mi sono emozionata. È un racconto particolare, non è stato facile dargli una forma accettabile quindi sapere che sono riuscita a trasmettere qualcosa, mi rende davvero contenta.
      grazie ancora

  10. Silvia Maria Bragalini

    Ciao Liv!
    Il tema di cui hai scelto di parlarci è davvero di un’attualità scottante, purtroppo. Condivido il ragionamento che hai fatto alla fine: troppo spesso, tra noi, ci classifichiamo in base ai “ruoli”, mentre siamo persone, molto di più. Purtroppo, anche senza arrivare alla violenza, ci sono tante donne che, schiacciate dalla cultura italiana improntata (a volte troppo) sulla famiglia, si sentono sole anche quando sono in coppia e si fanno andare bene situazioni che sulla carta sono perfette ma in pratica nascondono tanti problemi. Tornando al racconto, ho apprezzato soprattutto la prima parte, perché ho condiviso ansia e disperazione del protagonista senza comprendere di che cosa esattamente si trattasse. Sei stata brava a svelare la spinosa questione a poco a poco. Brava anche per l’uso delle domande retoriche, che a volte possono essere delle armi a doppio taglio. La storia è descritta bene e le immagini sono vivide. Complimenti, la tua storia mi è proprio piaciuta!

    1. Liv

      Ciao. Grazie per il commento e i complimenti.
      Purtroppo sì, è un tema troppo presente e sono contenta di essere riuscita a parlarne senza creare pasticci.
      Il fatto che la storia ti abbia colpita e tu l’abbia apprezzata, mi dà delle grandi soddisfazioni.
      A presto.

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